McEwan, Ian
L'amore fatale
Einaudi
800 - Letteratura
Citazioni:
L'inizio è un artificio, e ciò che induce a preferirne uno ad un altro è solo la ricaduta che quel momento ha su quanto segue. (p. 23)
Ce l'avevo con tutto e con tutti, specie con quella pioggia battente e con il fatto che non avevo idea di dove stessi andando. (p. 102)
Ma quando da ragazzino di dieci anni presuntuoso e pieno di energia mi trovavo in una stanza affollata di adulti, mi sentivo in colpa e ritenevo mio preciso dovere si cortesia sorvolare sul fatto che altrove mi sarei divertito molto di più. (p. 137)
Procedevamo nella nostre routine giornaliere, perché tutto il resto pareva poco chiaro. Sapevamo di avere perso slancio, tutti e due. Se non proprio l'amore, avevamo dimenticato il trucco che lo tiene in vita, e non sapevamo come entrare in argomento. Dormivamo nello stesso letto, ma senza toccarci. Usavamo lo stesso bagno, ma non ci vedevamo mai nudi. Affettavamo una meticolosa disinvoltura, consapevoli che ogni passo falso, ogni cortese freddezza, ad esempio, sarebbe bastata a smascherare l'enigma e trascinarci dentro quel conflitto che tanto ci premeva evitare. (p. 161)
La gente spesso si stupisce della velocità con la quale le cose straordinarie diventano fatti acquisiti. A me viene in mente tutte le volte che mi trovo in autostrada di notte, oppure a bordo di un aereo che sale oltre la linea delle nuvole per uscire di nuovo nel sole. Siamo creature dotate di un forte spirito di adattamento. Tutto ciò che è prevedibile diventa, per definizione, scontato e lascia la nostra attenzione libera di concentrarsi meglio sull'inatteso e il casuale. (p. 162)
Provavo un senso di ben nota delusione. Non si poteva concordare su niente, e con nessuno. Viviamo avvolti dentro una nebbia percettiva in parte condivisa, ma inaffidabile, e i nostri dati sensoriali ci arrivano distorti dal prisma di desideri e convinzioni che alterano persino i ricordi. Avevamo visto e registrato la scena e ci eravamo persuasi della nostra buona fede. L'oggettività spietata, specie riguardo a noi stessi, è sempre stata una strategia sociale funesta. Discendiamo da una stirpe di spacciatori di mezze verità i quali per convincere gli altri, escogitano l'espediente di persuadere se stessi. Nel corso delle generazioni, il successo ci ha selezionati lasciandoci anche inciso nei geni, però, il solco profondo del nostro peggiore difetto: se qualcosa non risponde ai nostri interessi, siamo portati a negarne l'esistenza. Credere coincide con il vedere. (p. 207)
Ci fu una pausa di silenzio sulla discesa che da Chiltern porta alla piana di Oxford, così parlai della colonizzazione di Marte. A quanto pareva, sarebbe stato possibile portare sul pianeta semplici forme di vita, tipo licheni e, in un secondo tempo, qualche specie di pianta molto robusta, cosicché, nel corso di migliaia di anni, si potesse sviluppare un'atmosfera a base di ossigeno. La temperatura si sarebbe alzata e, col tempo, anche Marte sarebbe diventato un posto bellissimo. Clarissa fissava al di là del parabrezza la strada che ci correva dinanzi in un susseguirsi di salite e discese e, a destra e sinistra, i prati e i pascoli tutto intorno alle siepi e agli arbusti. - A che serve? La Terra è bellissima e siamo infelici lo stesso. (p. 253)
Incrocia lo sguardo con Clarissa e ci scambiammo un mezzo sorriso come se ci volessimo unire alla voce di Jean e al contrappunto frenetico del professore in questa richiesta di mutuo perdono, o quanto meno di tolleranza reciproca. Mi strinsi nelle spalle come a dire che, anche io, come lei nella lettera, non sapevo. (p. 263)
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Londra
Data Acquisizione: 21/02/2004
Anno prima edizione: 1997
Anno stampa: 1997
Pagine: 280
Lingua: ITA
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