21 Febbraio 2025 - Giorno 1

Aeroporto di Malpensa. Ore 10:30

Partenza. Ieri l'ho preparata andando in ufficio in t-shirt, quella del The Mandolorian, con scritto "This is my way". Ho messo l'out of office in anticipo, per far sapere a tutti che andavo via e che, se anche avessi risposto alla loro richiesta, sarebbe stata l'ultima risposta per un po'. Dieci giorni, poca roba, ma in questo periodo dell'anno in cui tutti sgomitano e si agitano come trote nel secchio, andare via e dire a tutti che non è poi così importante non è pochissima roba.

Certo, il tempo per prepararci non l'abbiamo avuto, anzi. Barbara qualcosa ha fatto, ha prenotato i voli e gli alberghi, ha sentito gli altri, io non ho neanche guardato sulla cartina dove stiamo andando. Il tempo è sempre poco in questi giorni e ritagliarsi un'oretta al computer per mettere insieme le idee sembra impossibile, anche se poi, fatti i conti, il tempo buttato via avrebbe contenuto quell'oretta venti volte.

No, nessuna ansia, solo il brivido dell'incoscienza di lasciare a casa figli, animali e problemi e andare via. E poi, sarebbe stato diverso se fossimo restati casa? Penso proprio di no. E quindi valigia preparata in fretta con le sole cose indispensabili: mutande, calze, magliette, pantaloni e costume da bagno. Costume da bagno, sì, perché in Brasile, dall'altra parte del mondo, è estate.

Oceano Atlantico in prossimità della costa del Brasile, ore 21.00

Dopo nove ore di volo incomincio a provare un certo disagio. Credo che in parte dipenda dagli gnocchi al formaggio, sedano e carote che ci hanno offerto due ore fa. Presi singolarmente potevano anche starci, ma accoppiati al tacchino con riso giallo di poche ore prima e al fatto di essere bloccato in questo piccolo sedile con una leggera turbolenza, diventano disagio.

Ho già visto Interstellar in italiano e 300 in inglese, poi mi sono messo a vedere 2001 odissea nello spazio e, si sa, per quello la lingua non conta. Mi sono messo perché, dopo un po' e per l'ennesima volta, il capolavoro di Kubrik mi ha messo addosso un invincibile sonno. Mi sto quindi rifugiando per ora nei Cold Play, una delle poche certezze in una play list fatta di cinguettii new age e musica sudamericana.

San Paolo del Brasile, 22.00 ora locale

Volo perfetto. Anche l'aeroporto è un aeroporto internazionale come tutti gli aeroporti internazionali del mondo: lunghi corridoi per andare ovunque e duty free con i soliti profumi e gli alcolici. Il vantaggio di questi non luoghi, come li chiamano gli urbanisti, è che sono tutti uguali e quindi ti senti sempre a casa, soprattutto se la tua casa è dall’altra parte del mondo.

Anche fuori, la zona di imbarco taxi, è come tutte le zone imbarco taxi del mondo, potremmo essere a Linate o a Malpensa. È qui che dobbiamo aspettare la navetta dell'albergo anche se non sappiamo esattamente dove. Chiamiamo il contatto che abbiamo, ma parla solo portoghese, io gli mando la nostra foto davanti all'uscita del terminal e lui il davanti della macchina con la targa.

Alla fine la macchina che aspettiamo è un taxi, il tassista è simpatico e mi fa sedere davanti. Parla e chiede, come si fa di solito quando si ha a che fare con degli stranieri. Grazie al traduttore automatico di Google lui parta il portoghese e noi lo sentiamo in italiano e viceversa. Ci chiede di dove siamo, se ci piace Papa Francesco, se conosciamo un santo locale mai sentito, se siamo stati a Malta. Tra una cosa e l'altra si lamenta del presidente Lula. Nel frattempo, il non luogo è finito e inizia il luogo e questo luogo è molto sudamericano.

Sapevamo che Nailma non ci aveva prenotato il Grand Hotel e che saremmo stati nella periferia di San Paolo, vicino all'aeroporto, comodi per domattina, ma qui ci stiamo infilando in viuzze che per un europeo sono più che poco raccomandabili. Case basse, qualche bar con tavolini all'aperto, dopotutto qui è estate, qualche scritta sui muri e i sacchi neri fuori dai cancelli per il servizio di raccolta immondizia che probabilmente passerà domattina. Ovviamente di alberghi neanche l'ombra.

Ad un certo punto il taxi si ferma davanti ad un cancello in ferro con scritto sopra "Vila Fatima". È il nostro albergo per stanotte. L'apparenza non è quella di un albergo standard, la certezza ci arriva quando il tassista ci dice di essere anche il receptionist dell'albergo. Entriamo nella casa a due piani, un banchetto fa da reception e lì c'è un frigo con le bevande. Paghiamo in Real, 40 euro con l'acqua e la colazione. La camera è pulita, ha il bagno in camera ma non il condizionatore, al suo posto un ventilatore come nei migliori film d'avventura. Il mobilio della camera è minimo, praticamente c'è solo il letto, ma il bello è quello che c'è fuori, praticamente il cortile e il garage di queste persone con il resto dell’ultima ristrutturazione.

Devo aver letto da qualche parte, anche se non ricordo dove, che solo se abbandoni la strada maestra vivi davvero un'avventura. Ecco.

- Appena fuori dalla camera dove abbiamo dormito la notte a San Paolo del Brasile. Si notino le lenzuola ad asciugare, oggetti vari e il cortile che dà sulla zona in corso di ristrutturazione -

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