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Una cosa un po' strana!

Alexandra stava ancora dormendo. Il sole entrava splendente dalla finestra e illuminava migliai di piccolissimo granelli di polvere che volteggiavano nella sua stanza da letto. Il sole illuminava anche il suo cuscino rosa, ma, nonostante la colpisse direttamente sulla faccia, Alex continuava a dormire. Alex, come la chiamavano tutti perché Alexandra era troppo lungo, dormiva e ancora non sapeve che in quella giornata sarebbe successa una cosa un po' strana. Va detto innanzitutto che ad Alexandra non piaceva essere chiamata Alex, era convinta che Alex fosse un nome da maschio e lei, anche se era capace di correre più volece dei maschi e di tirare calci e pugni come loro, non voleva affatto essere un maschio.

Alex era una bambina al cento per cento anche se non amava i vestitini da principessina, i fiocchetti e i gioielli di plastica che usavano le sue amiche. Per lei essere una bambina significava soprattutto essere intelligente come una bambina, sveglia come una bambina, decisa e coraggiosa come una bambina. Lei aveva tutte queste caratteristiche tipiche delle bambine in gamba, purtroppo però era disordinata e pasticciona come i maschi, anzi peggio dei maschi.

Facciamo una prova: provate a pensare alla cameretta più disordinata che avete mai visto... no, non così, molto di più. Ci siete? Ecco la cameretta di Alex era cento volte più disordinata. Adesso provate a pensare ad un pasticcio. Fatto? Quello che avete pensato voi è una macchiolina di cioccolato su una maglietta, i pasticci di Alex sono invece come un invasione di cavallette durante un urgano e un terremoto contemporanei.

Tanto per fare un esempio, un giorno la mamma aveva un buchino nei pantaloni ed era andata da papà a chiedergli: "Caro, secondo te questo buchino si vede?". Papà inforcò gli occhiali, si avvicinò a venti centimetri e sentenziò solenne: "No, non si vede!". Alex aveva involontariamente ascoltato il discorso e si era avvicinata alla mamma: "Posso vedere anche io, mamma?" disse con quella sua vocina da angelo. La mamma girò verso di lei il sedere ma non fece in tempo a dire una parola che Alex aveva già allargato il buchino infilandoci il suo dito. La mamma sentì l'unghietta e si spostò di scatto urlando: "Cosa stai facendo?". Alex non riuscì a togliere il dito in tempo e i pantaloni della mamma si strapparono completamente. La mamma guardò Alex furente ma, prima ancora di riuscire a dire qualcosa Alex si giustificò: "Mamma, sei tu che ti sei spostata?".

Dicevamo, Alex stava ancora dormendo quando nella sua disordinatissima cameretta entrò un bambino mai visto prima. Al primo passo il bambino mise il piede sullo skateboard di Alex che schizzò via facendolo cadere per terra con un tonfo metallico. Alex a quel rumore di sveglio di colpo si avvicinò al bambino e tirando su con il naso per annusare meglio uno strano odore di fumo gli chiese: "Ti sei fatto male?". Il bambino sì alzo in fretta e rispose: "No tutto bene, ciao, io sono Rob e tu sei Alexandra, vero?". "Sì sono Alexeandra, ma chiamami pure Alex come fanno tutti quelli che mi conoscono".

Rob voleva avvicinarsi ad Alex per vederla meglio, ma il pavimento era disseminato di vestiti e non era facile muoversi. Si abbassò per raccogliere una maglietta rossa proprio davanti ai suoi piedi, ma nel rialzarsi picchio la testa contro l'anta dell'armadio aperto. La botta fu talmente forte che una ciocca di capelli si staccò e cadde, Rob fece un passo indietro e finì sopra dei pennarelli che rotolando lo portarono conto un cassetto aperto. Una forbice che spuntava dal cassetto gli si conficcò nella schiena e chiudendosi il cassetto spiaccicò la mano di Rob come dentro una pressa. Alex sentì chiaramente un rumore di scarica elettrica e del fumo uscì dalla mano. Corse ad aprire il cassetto per salvare il suo nuovo amico che ritraendosi picchiò le ginocchia contro una sedia lasciata in mezzo alla stanza da sotto i pantaloni caddero delle viti e una placchetta di metallo. Rob gridò molto forte da dolore tanto che gli occhi gli saltarono fuori dalle testa e rimasero a penzoloni davanti alla faccia attaccati a delle molle. Alex stava per correre incontro al suo nuovo amico quando questo incominciò a friggere, fece appena in tempo a nascondersi sotto la scrivania, vicino al cestino traboccante di cartaccie che risalivano a quando era ancora all'asilo, che Rob esplose mandando pezzi di metallo e circuiti integrati ovunque dando il colpo di grazia alla disordinatissima stanza di Alex.

La bambina uscì dal suo nascondiglio si sedette in mezzo a tutta quella confusione e capì: "Il suo disordine aveva ucciso Rob, il robot dotato di intelligenza artificiale che il suo papà gli aveva appena regalato". Capì anche un'altra cosa: "Forse era meglio diventare una bambina ordinata".