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Gessen, Masha

Il futuro è storia

Sellerio

947 - Storia della Russia e delle Repubbliche Ex-Sovietiche


Citazioni:

  • La perestojka era un'idea apparentemente irrealizzabile. Il Partito intendeva servirsi della propria struttura verticistica per rendere il paese, e se stesso, meno governato dal vertice Un sistema le cui piaghe primarie erano la stagnazione e la rigidità intendeva modificare se stesso. (p. 77)
  • L'Homo Sovieticus era prigioniero di una spirale infinita di bugie: fingere di essere, fingere di avere, fingere di credere e fingere di non fingere. (p. 104)
  • Il termine "totalitarismo", nella sua accezione comune in Occidente, evoca l'immagine di una società mostruosa nella quale la forza viene esercitata contro ciascun individuo in ogni istante. Ovviamente ciò risulterebbe un sistema del tutto inefficiente, anche e a maggior ragione per uno stato estremamente inefficiente quale l'Unione Sovietica. L'uso razionale della forza, nelle società totalitarie, è raggiunto attraverso il terrore. Il totalitarismo istituisce il proprio contratto sociale, in virtù del quale la maggior parte delle persone sarà al riparo dalla violenza per la maggior parte del tempo, a condizione che accettino di non valicare determinati confini e si accollino, in parte, il compito di mantenere altri cittadini all'interno dei medesimi confini. (p. 147)
  • I sondaggi condotti dall'equipe di Levada mostravano che i russi volevano tre cose, in questo appuntamente elettorale (elezioni presidenziali del 1996 ndr): la fine dell'instabilità economica, la fine della guerra in Cecenia e il ritorno del paese alla grandezza di un tempo.(p. 248)
  • El'cin, che aveva sempre avuto un fiuto infallibile per cogliere gli umori dell'opinione pubblica, si stava prograssivamente distanziando dai giovani riformisti radicali e avvicinando a settori della vecchia guardia. Sembrava disposto a dimenticare e perdonare tutto, insulti personali e alti tradimenti compresi. (p. 234)
  • Come quasi tutte le persone che conosceva, Gudkov era convinto che Putin sarebbe stato una semplice comparsa destinata a uscire presto di scena, messa in quel ruolo da un leader che si sentiva disorientato. Diversamente però da quasi tutte le persone che conosceva, Gudkov era dolorosamente consapevole delle aspettative che la maggior parte dei russi riponeva nel prossimo presidente della nazione: voleva un salvatore, un leader che non fosse solo risoluto, ma anche un dominatore. Putin sembrava poco adatto a quel ruolo: non aveva una storia, né la personalità necessaria. (p. 284)
  • Ma i russi non stavano acclamando e celebrando solo i candidati scelti per loro dalla burocrazia, Putin in primis: celebravano anche loro stessi, aspirando ad un senso di appartenenza - appartenenza ad una maggioranza - che si era smarrito con il crollo dell'Unione Sovietica. Quello che si percepiva come un vuoto all'inizio degli anni Novanta, era stato gradualmente trasformato in nostralgia, e ora poteva essere concentrato su una persona. Fu proprio la scarsa riconoscibilità di Putin, quella sua mancanza di particolarità che aveva indotto Gudkov a ritenerlo una figura passeggera, a farne l'incarnazione perfetta dello stile di leadership sovietico. Nella sua persona, il carisma incontrava la burocrazia. (p. 291)
  • Sergej disse no. Non avrebbe firmato le carte per permetterle di portare Sasa fuori dal paese. Fu allora che lei disse buduscego net. Non c'è futuro. (p. 445)
  • Human Rights Watch, l'organizzazione internazionale di monitoraggio dei diritti umanai, definì gli sviluppi del 2012 la "più grave repressione dai tempi del regime sovietico". Le nuove leggi erano lo strumento ideale per dare corso al giro di vite: sufficientemente generiche per mettere sull'avviso milioni di persone, e applicabili solo in maniera selettiva. Ma le leggi, così come i dibattiti parlamentari e televisivi che ne accompagnarono l'approvazione, servivano anche a mandare un messaggio. Erano il segnale che il Cremlino non avrebbe mollato neanche di un millimetro, e che si stava ripristinando un ordine ferreo. (p. 521)
  • La posta in gioco era ben più alta della Crimea o dell'Ucraina, e il discorso di Putin lo fece intendere chiaramente. Dugin aspettava da anni che la Russia rivendicasse il suo ruolo di paese leader nella lotta alla modernità. (p. 394)
  • La guerra sarebbe stata una catastrofe: come faceva la gente - anche persone intelligenti come sua nonna, o i suoi colleghi - a non rendersene conto? Come facevano persone che di numeri ne capivano a non accorgersi che l'economia, già stagnante, sarebbe definitivamente collassata? Si rese conto, ben presto, che anche gli altri erano in preda alla passione, e che quella passione era tutt'altra cosa dall'intelligenza. E si rese conto che il suo rifiuto di condividere la gioia di un'intera nazione faceva di lei una reietta sul suo posto di lavoro e nel suo paese. (p. 615)

  • Russia

    Unione Sovietica

    Dittatura

    Vladimir Putin

    Boris Nemcov

    Ucraina

    Vladimir Putin

    Boris El'cin

    Michail Gorbaciov

    Cecenia

    Data Acquisizione: 01/07/2022

    Anno prima edizione: 2017

    Anno stampa: 2019

    Pagine: 660

    Lingua: ITA


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